Perché alla fine mi trovo ad essere sempre più solitaria, ma non riesco a capire se sia una cosa positiva o negativa.
Perché da adolescente multitasking, iperattiva e ipersociale che ero (e ipercritica, ma quello lo sono ancora, sebbene cerchi di smorzarne i toni), mi ritrovo a patire incredibilmente la maggior parte dei contatti umani.
Non so se sia la consapevolezza del fatto che la vita è breve (e non mi va di perder tempo) o questo bisogno di essenzialità che mi prende ogni volta di più, fatto sta che patisco.
Patisco il dovermi prodigare in discorsi di cui non mi frega niente, patisco il trovarmi invariabilmente a dovermi sempre e continuamente difendere per le mie scelte "diverse" (che poi -sarò presuntuosa- ma a me sembra che al massimo dovrebbero essere gli altri a farlo, visto che il pianeta è anche mio), patisco più di tutto dovermi mettere su il sorrisino di plastica tutte le volte che esco di casa, patisco il trovarmi sempre in mezzo a gente che vive nell'inconsapevolezza, che giudica e non si domanda mai. alla lunga stanca e onestamente.. non ne ho voglia. Non ho voglia di far finta e non ho voglia di sempre e costantemente combattere.
Mi va di vivere, al meglio che posso, confrontarmi con le persone per crescere e migliorare, stare bene, creare e costruire.
Questa società non è pensata così, per "quelli come me" (che ormai mi sembra pure di essere qualcosa tipo una specie in via d'estinzione, un panda) laddove penso che la normalità dell'uomo dovrebbe consistere per natura col pensiero e la riflessione su di sè e sul mondo; invece mi trovo sempre invischiata in questo ambiente nebuloso, acritico, superficiale e vuoto, in cui non c'è nulla che abbia un valore, nulla che valga la pena, e l'ambiente cittadino aumenta a dismisura questo senso di claustrofobia.
Nonostante non lo ritenga giusto ho praticamente smesso anche di informarmi su quel che capita in politica, perché alla fine è ogni volta più una delusione, che sfianca ogni speranza di miglioramento.
E' che alla fine sono sempre più convinta che si debba uscire fuori dal sistema. Matrix docet. A tal proposito si accettano suggerimenti.
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martedì 27 settembre 2011
alambiccamenti
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mercoledì 31 agosto 2011
le riciclispugne
Tempo fa parlai del progetto sulla spugna riciclata da un maglione, ma -come giustamente mi faceva notare mammavegsere- non ho mai detto come mi sono trovata.
La spugna fatta per l'occasione era un po' troppo grossa e ingombrante da gestire, inoltre la parte più abrasiva non serviva ad un granché, visto che già questo tipo di spugna è molto più efficace nel rimuovere le incrostazioni (rimanendo però super delicata sulle superfici, infatti è l'ideale con teflon e ceramica) rispetto alle spugne tradizionali e per quelle ostinatissime ricorrerei comunque alla paglietta in ferro.
Per cui il modello definitivo è composto da due rettangoli di maglia (da maglione infeltrito) circa 12x10 cm sovrapposti e cuciti insieme (è meglio fare qualche cucitura interna per evitarne la smagliatura).
Se si lavano le stoviglie mettendo il sapone nella spugna, essa rischia di trattenerne un po' troppo: meglio mettere un po' di detersivo direttamente nell'acqua di ammollo dei piatti (con questo metodo le prestazioni sono ottime).
Ne ho fatte più d'una, in modo da avere ricambi quando la metto a lavare (si mette insieme al resto del bucato); tra l'altro per il fatto di lavarle le trovo molto più igieniche delle spugne convenzionali.
Lo stesso discorso vale per la versione che ho fatto per la pulizia del bagno: cambia soltanto il materiale (spugna riciclata da vecchi asciugamani) e il fatto che queste le metto a lavare dopo ogni singolo uso.
Insomma: da quando ho fatto la prima non ho mai più comprato spugne e mi trovo benissimo!!
spugna arancione in maglia per i piatti
spugna in spugna rossa per il bagno
domenica 20 marzo 2011
..di fiducia e futuro..
E' dura talvolta essere fiduciosi nel futuro: davvero ci sono momenti in cui ti chiedi se tu non stia soltanto rifugiandoti in un mondo irrealistico e favolesco, se alla fine il tuo non sia un modo per non accettare semplicemente la realtà.
Da quando il tarta è arrivato nella mia pancia ho seguito sempre meno giornali e tg: sono una persona che si turba molto per le immagini violente (nonché per le scabrose vicende di cronaca) o di dolore e dato che i sistemi di informazione comuni non sanno farne a meno, ho cercato -e cerco- di preservare un po' me stessa e il tartarugo. Così sempre un po' in ritardo vengo a sapere cosa succede nel mondo.
La prima botta: il terremoto in Giappone. La sensazione di fine del mondo imminente. La consapevolezza che la maggior parte della gente del mondo "agiato" semplicemente se ne frega della sostenibilità e che certi atteggiamenti prima o poi si pagano, che la natura prima o poi fa il suo corso e se ne infischia di quello che pensiamo, di quanto ci sentiamo il centro dell'universo e padroni di ogni cosa. E la paura, acuta e dolorosa, per mio figlio, per il suo futuro, per la sua vita; l'angoscia. In questi momenti poi il cervello mi va in loop: un susseguirsi di immagini terrifiche.
Cerco di riemergere e contenere l'ansia e intanto si diffonde la notizia dei problemi ai reattori nucleari e mi proietto immediatamente negli scenari post atomici di Miyazakiana produzione (es "Nausicaa nella valle del vento") e questo mi consente quantomeno di evitare di prospettarmi lo scoppio del mondo.
E ora di nuovo l'ennesima guerra e il ritrovarsi incredibilmente stanca di ripetere "ma allora non impariamo proprio mai!!!"
Difficile non farsi prendere dallo sconforto, restare ancorati alla positività e alla speranza.
Ma poi penso che è la mia lotta, e la lotta di tante altre persone, che bisogna combattere sempre per un mondo migliore, più giusto per tutti e per tutto. E proprio perché ne manca una coscienza collettiva è una missione e al contempo una responsabilità inderogabile. E allora non importa: si va avanti sempre più forti, più convinti, con maggiore decisione, perché non tutto è perduto e non è sempre significativo essere piccoli.. d'altronde anche Davide ha sconfitto Golia.
venerdì 4 febbraio 2011
Kit lavadenti
Ovviamente non potevo non tentare di autoprodurre anche il dentifricio!!
Come suggeritomi da mammafelice ho iniziato ad usare una soluzione satura di bicarbonato: in un contenitore si mette acqua e bicarbonato fino a che non si scioglie più, si bagna lo spazzolino e ci si lava i denti. Va bene anche al posto del colluttorio. Il ph basico del bicarbonato abbassa l'acidità provocata da zuccheri e fermentazioni, rendendo difficile l'instaurarsi della carie. Ci ho messo un po' ad abituarmi al gusto (subito mi faceva schifissimo), ma ora lo uso tranquillamente :)
Una volta al giorno uso invece un dentifricio più potente fatto con caolino (argilla bianca, lo trovate in erboristeria), un cucchiaino raso di bicarbonato e olio essenziale di limone (3-4 gocce).. quest'estate seccherò timo e salvia, li polverizzerò e li aggiungerò al preparato Per utilizzarlo, inumidire lo spazzolino, versarci sopra un poco di polverina magica e strofinare sui denti :))
Solo il filo interdentale non sono riuscita ancora a sostituirlo (e che nervoso tutti 'sti baulettini di plastica..)..
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domenica 30 gennaio 2011
Pane e farina..
Da parecchio tempo ho iniziato a fare il pane e la pizza in casa (di solito faccio l'impasto con la macchina del pane e lo cuocio in forno), un po' perché è complicato trovare un pane in giro che mi soddisfi, un po' perché sono un po' allergica al frumento e così lo faccio con altre farine (di solito farro).
Solo da poco ho cominciato ad utilizzare la pasta madre, per il momento me la cavicchio, ma siamo ancora in rodaggio..
Intanto ho scoperto che la farina a 15 giorni dalla macinatura ha già perso gran parte dei nutrienti, per cui quelle che compriamo abitualmente sono praticamente morte, e da qui -complice l'esperienza di mammafelice - è nata l'intenzione di comprare un mulino domestico per la macinatura dei chicchi (che tra l'altro consente anche di variare molto la tipologia di farina, da quella di riso a quella di legumi). Babbo Natale (ovvero mio marito) ha valutato sufficiente la mia bontà nell'anno passato e così.. sotto l'albero ho trovato il mio meraviglioso mulino!! ..E non vi dico che meraviglia fare il pane con la farina ancora calda di macinatura!!!
Ora sto cercando qualche produttore di cereali bio nei dintorni, purtroppo per ora senza grossi risultati, per trovare un fornitore a km0 quasi ;)
giovedì 20 gennaio 2011
lo shampoo
Questo è un tasto un po' dolente: shampoo buoni senza schifezze ce ne sono assai pochi in giro, alla fine ne ho trovato uno che è delicato e super-eco-bio. Ma. Da una parte con i capelli lunghi ne devo usare kilate (soprattutto ora che per motivi tartarugheschi non riesco a lavarmi i capelli tanto spesso), da una parte tutti 'sti flaconi da buttare, dall'altra la febbre dell'autoproduzione che si manifesta sempre più forte...
Allora condivido tutti i miei esperimenti:
- Esperimento 1, ovvero il bicarbonato:
provo a fare la pappetta, la spargo sui capelli e sciacquo.. sembra funzionare.. in realtà all'asciugatuta scopro che non ha lavato molto bene e tra l'altro mi prude anche un po' la testa, poi scopro che il cuoio capelluto è acido (il bicarbonato basico) e quindi no, non va bene
- Esperimento 2, ovvero il sapone di marsiglia:
se va bene per la lana andrà bene anche per i capelli, no? No. Stesso problema di ph del bicarbonato e capelli secchissimi. Cestinato
- Esperimento 3, ovvero la farina di ceci:
anche qui pappetta, lavaggio, risciacquo, asciugatura... wow: capelli finalmente puliti e morbidi!! Ma.. c'è un ma, ovvero la puzza. Pensavo tutt'al più di sapere di farinata, invece no, un odoraccio tremendo (nonostante risciacqui all'aceto e olii essenziali) che ho impiegato tre settimane a scrollarmi di dosso. Magari a qualcuno non da' fastidio ma a me sì, per cui non se n'è fa niente. Peccato però.
- Esperimento 4, ovvero l'argilla:
in realtà avrei voluto provare il ghassoul, sullo scaffale mi si è palesato questo prospetto: ghaoussul confezione da 500 gr per euri 16, 50, argilla un kg per euri 3. Ovviamente argilla!!
Ho fatto la solita pappetta, ma il risultato non è stato soddisfacente: capelli molto secchi e un po' polverosi. Cassata.
-Esperimento 5, ovvero la farina di grano saraceno:
ho fatto tutto l'iter pappettesco e il risultato mi ha soddisfatta: capelli morbidi, puliti e senza odori molesti, così ho deciso che questo sarà il mio shampoo (mi riservo di dare smentite in futuro dopo un tot di lavaggi se poi vedessi che non funziona alla lunga)
E quindi ecco fatta la ricetta per il mio shampoo alla curcuma
Occorrente:
- un barattolino vuoto (tipo quelli delle creme)
- farina di grano saraceno il più fine possibile (col mulino è venuta molto meglio che col tritacaffé)
- curcuma (ha proprietà sebo equilibratrici e antiforfora)
- o. e. di arancio dolce
- un paio di chiodi di garofano (proprietà antibatteriche)
Mettere nel barattolino la farina, un cucchiaino di curcuma, 4-5 gocce di o.e. e mescolare bene; aggiungere i chiodi di garofano.
Utilizzo: prelevare una quantità di preparato a seconda della lunghezza del capello (1-2 cucchiai), mettere in una ciotola con un po' d'acqua e mescolare bene. Bagnare i capelli, distribuire la pappetta sulla capigliatura e massaggiare. Lasciare in posa qualche minuto e poi risciacquare (meglio se con un po' di aceto, balsamo naturale). Eventuali residui vengono via con l'asciugatura.
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domenica 16 gennaio 2011
in ottica eco-sostenibile
Mi sono resa conto che di tutto il lavoro di decrescita e sostenibilità che stiamo facendo in casa ho scritto poco-niente, per cui vedo di iniziare a rimediare..
La fine del nuovo anno è stata caratterizzata da un acuirsi di riflessioni in tema, portate un po' dal discorso "cruelty-free" a cui cerco di attenermi da diversi anni, un po' dall'avvento del tartarugo che costringe ad ulteriori e più approfondite indagini (portando alla luce ogni magagna e contraddizione), un po' dall'esigenza sempre più forte di vivere più liberamente, seguendo i propri ritmi, lentamente, godendosi la vita, senza finire a vivere per lavorare, lasciandoci liberi di vivere realmente solo nelle 4-5 settimane all'anno che ci sono di ferie.
Nello specifico di questo aspetto, la questione è nata con maggiore prepotenza, come detto, da quando il tarta è arrivato: il chiedermi che senso avesse partorire un figlio per poi farlo crescere da altri (educatori o nonni che siano) mi ha fatto riflettere sulla vita delle famiglie qui ed ora, e mi sono trovata a non condividere per niente la maggior parte delle pratiche familiari, soprattutto in presenza di bimbini così piccoli. Trovo innaturale che una donna possa trovarsi costretta a tornare al lavoro al terzo mese di vita "fuori" del bimbo, che non possa scegliere autonomamente quando e se rientrare al lavoro, che i genitori più stiano da mattina a sera al lavoro e vedano i propri figli nei migliori dei casi la sera o nei week-end. Tutto questo si somma al fatto che i nonni secondo me devono fare i nonni e non i baby-sitter, che non conoscendo baby sitter di persona non mi fido a lasciare mio figlio con un/una sconosciuto/a, che trasferendoci non conosco i nidi locali (e di comunali non ce ne sono) per cui parimenti non mi fido. E poi: ma che senso ha che io vada a lavorare per pagare qualcuno che guardi mio figlio? Non faccio prima - e meglio - a guardarmelo da me?
Di rimando ovviamente si pone la questione economica: si può vivere oggi con un solo stipendio? O con mezzo stipendio? O senza stipendio? Quanto del denaro che "guadagnamo" (perché se lavoriamo da dipendenti il nostro lavoro serve per arricchire economicamente qualcun altro che non siamo noi, spesso) in realtà è necessario? E quanto ha ancora senso oggi come oggi per noi "gggiovani" lavorare ancora per una pensione che presumibilmente non avremo?
E a questo punto parte la riflessione sul bisogno indotto e sulle capacità perdute.. perché se io riesco a discriminare bene quali siano veramente le cose necessarie e parallelamente giungo ad autoprodurre il più possibile arricchisco me stessa culturalmente, mi riapproprio della mia capacità di scelta perché esco dal sistema, vivo una vita più sana e maggiormente sostenibile per il pianeta e ho meno bisogno di denaro.
Fino a poco tempo fa non riuscivo però a trovare concretezza in questi pensieri, non trovavo cioè un modo per cambiare modus vivendi concretamente. Poi mi ha aiutata molto leggere il libro di Erbaviola "Scappo dalla città" ed ho capito che facevo l'errore che fanno in molti, ovvero partire dalla fine. Sembra banale ma è così. Uno si immagina: mi licenzio, vado a stare in casolare in Toscana e mi produco tutto, ma così è abbastanza una cosa improponibile per i più, diciamocelo, soprattutto se hai figli e non hai soldi da parte. La verità è che bisogna partire da un'altra parte, dal ridurre: sprechi, bisogni indotti, sofisticazioni. Sembra molto più complicato di come sia in realtà, infatti quando si inizia ad autoprodurre tutto viene un po' da sé: quello che si pensava pesante ed impegnativo si scopre essere divertente, interessante, educativo (verso sé stessi e per i propri figli) e gratificante, inoltre si è più critici verso gli acquisti (sia rispetto alla qualità che alla quantità). E si inizia a scoprire che probabilmente è questo il lavoro che "nobilita l'uomo", non il lavorare in fabbrica o in ufficio 40 ore alla settimana. Ma ciò che è più importante, si è più liberi, ma liberi per davvero, perché si è liberi nella testa.
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lunedì 8 novembre 2010
spruzzino multiuso autoprodotto
Dopo aver decantato le mille virtù dell'aceto mi trovo a fare i conti con uno dei suoi difetti: l'odore.
Il caratteristico odore dell'aceto va via dopo pochissimo tempo dal suo utilizzo dalle superfici, ma questo non è sufficiente a fare sì che il maritozzo sia invogliato ad usarlo, preferendogli prodotti più profumati e che gli diano la sensazione di "pulito". Inoltre l'aceto è acido e non va bene su tutte le superfici, perciò... ta da'!!!! Spruzzino autoprodotto a base di bicarbonato. Da fare è semplicissimo, e ovviamente è ecologico ed economico :)
Istruzioni:
Prendere un contenitore munito di spruzzino (uno di un vecchio detersivo, quello per le piante.. insomma, basta che contenga e spruzzi), mettere al suo interno bicarbonato e acqua (non superare le dosi di 96 gr a litro di acqua sennò la soluzione si satura troppo e lo spruzzino si intasa..), aggiungere qualche goccia di olio essenziale di timo e di limone, shackerare... et voilà! Ottimo profumo, ottimo utilizzo.. :)))
Ricordarsi solo di scuoterlo prima dell'uso.
mercoledì 13 ottobre 2010
..di gadget bambineschi: le salviette lavabili
Insieme ai pannolini abbiamo deciso di usare anche le salviette lavabili: si tratta di pezzuole di tessuto quadrate, che si possono bagnare con acqua o soluzione detergente.
Abbiamo fatto questa scelta per due motivi: per non usare l'ennesimo prodotto usa&getta con conseguente iper-riempimento del bidone dell'indifferenziato e perché praticamente tutte le salviette in commercio contengono sostanze irritanti e tossiche (..anche cessori di formaldeide, alla faccia del prodotto per bambini!).
Ne abbiamo due tipi: uno più spesso fatto con uno strato di microfibra e uno di flanella pelosetta e uno più sottile fatto con uno strato di micropile e uno di cotone. Il secondo tipo lo trovo molto più pratico, anche perché la parte in cotone toglie bene i residui, mentre il micropile toglie l'eccesso di bagnato, inoltre essendo più sottile è più sfruttabile nel pulire le pieghette inguinali; il primo tipo preferisco usarlo per la pulizia del viso e del corpo (proprio perché più spesso e morbido).
Noi ci siamo organizzati con una ciotolina d'acqua vicino al fasciatoio per bagnare le salviette (ma chi ha il fasciatoio in bagno è di gran lunga avvantaggiato, anche perché può bagnarle con l'acqua calda), mentre quando usciamo ci portiamo l'acqua in una bottiglietta et voilà.
Per quanto riguarda il lavaggio, mettiamo le salviette nel bidone dei pannolini lavabili e laviamo tutto insieme. Normalmente basta una salvietta per cambio, ma per cambi particolarmente "sporchi" capita che se ne usino due o tre, comunque noi dovremmo averne al massimo una trentina in tutto e ne abbiamo sempre in abbondanza. Tra l'altro queste salviette sono utilissime anche per fare gli impacchi di acqua calda sul seno o per lavarlo/asciugarlo.
martedì 5 ottobre 2010
..di gadget bambineschi: i pannolini lavabili
Ormai è passato un po' di tempo e posso dirlo definitivamente: i pannolini lavabili sono una meraviglia!
Abbiamo deciso di iniziare ad usarli sin da subito (non li abbiamo usati solo in ospedale), per cui ci siamo dotati di una quindicina di pocket taglia mini-unica (nella fattispecie della Happy Heiny's), più quattro pocket taglia unica di altre due marche per iniziare poi a sperimentarli prima di fare l'ordinone dei pannoli tg unica.
Innanzitutto sono molto morbidi perché sono in micropile (mi sono anche comprata gli assorbenti fatti con gli stessi materiali e sono stati una manna per le condizioni in cui ero, perché sono traspiranti, morbidi e lasciano più asciutti di quelli in cotone), velocissimi da mettere e togliere, ben regolabili (seguono bene l'inciccirsi di pancina e gambette) e le fuoriuscite sono veramente rare. Sinceramente ora come ora non ci posso pensare al sederino del mio tato in quegli orribili usa e getta :D
Per quanto riguarda il lavaggio è veramente facile e veloce: premetto che io sono una pigra senza paragoni e quindi
1) se ce la faccio io senza sforzo possono farlo tutti/e
2) è più faticoso pensare di farlo che farlo davvero.
Allora, noi abbiamo un bidone in bagno e ci siamo muniti di due wet-bag grandi con cerniera in fondo (le wet-bag sono dei sacchetti fatti in pul -lo stesso materiale impermeabile dei pannolini- in cui si possono mettere i pannolini sporchi) in modo da aver il cambio: cambiato il pupo s il pannolino è solo sporco di pipì togliamo l'inserto e buttiamo entrambi nel bidone, se invece è sporco di cacca passiamo prima il pannolo sotto il rubinetto (la cacca di neonato è semiliquida, quando sarà solida la butteremo nel wc) per togliere il grosso dei residui (ci si può aiutare con una spazzolina per unghie che velocizza ulteriormente l'operazione), compiendo un'operazione che prenderà un minuto al massimo, per poi buttare tutto nel bidone. Quando ci rimangono 4-5 pannolini puliti facciamo la lavatrice (il che vuol dire una volta ogni giorno - giorno e mezzo) a 60°C con solo bicarbonato. I pannolini ci mettono pochissimo ad asciugare, gli inserti un po' di più, però riusciamo a gestirli bene anche in questi giorni di iper-umidità senza riscaldamento.
Ora che il tartarugo è un po' più grande siamo riusciti già ad utilizzare i due Bumgenius tg unica (i Mommy's Touch invece sono molto più grandi e ci vorrà più tempo) che per ora trovo veramente ottimi (gli Happy Heiny's invece sono meno rifiniti e hanno materiali di minore qualità, a paarer mio).
Per le trasferte mettiamo i pannolini con i loro inserti nella borsa del cambio e ci portiamo una wet-bag piccola, in cui mettiamo tutte le cose sporche, che poi laviamo a casa.
Insomma, sono soddisfattissima e stra-consiglio questa scelta a tutte le famiglie!
venerdì 9 luglio 2010
Eco-aggiornamenti
Un post di eco aggiornamenti.. sperando che la mente rimanga abbastanza lucida da permettermi di scriverlo (oggi mi manca parecchio il respiro e quando è così sono ancora più arterio del del solito)..
Alors:
- detersivo piatti autoprodotto: 'na bufala. Ha funzionato decentemente per i primi due giorni, poi la roba non veniva più pulita e rimaneva una patina su tutto.. terrificante (n.b. non sono affatto una maniaca del pulito). Qualcuno mi ha detto che lo trovava efficacissimo, ma lo usava in lavastoviglie, e secondo me in questo caso è già probabilmente molto forte l'azione sgrassante e pulente dell'acqua, che quindi non si vede la differenza. Decisamente BOCCIATO.
- spugnette piatti autoprodotte: ecco, queste invece sono state un'ottima idea! Innanzitutto devo premettere che ho cambiato il modello perché il primo era scomodo e poco funzionale: ora sono fatte da due quadrati di maglia cucite insieme da un doppio giro di zigzag. Stop. Semplicissimo. Ne ho fatte due o tre per cambiarle ogni qualche giorno (così, le sbatto in lavatrice insieme al bucato e poi asciugano per bene) e sono spettacolari con il teflon perché sono molto più efficaci delle spugne normali e non graffiano per nulla. Ho provato a fare delle pezzettine anche per il bagno, ma ora per quest'uso le ho fatte con la spugna degli asciugamani vecchi, che è più adatta. Ovviamente per il bagno il prodotto è "usa e lava": si usa una volta e poi si sbatte subito in lavatrice. Insomma, dopo qualche mese di utilizzo sono del tutto entusiasta delle mie spugnette.. PROMOSSE a pieni voti.
- pellicole per alimenti & co.: premetto che la pellicola la uso il meno possibile, perché mi da' proprio fastidio usare della plastica che poi butto subito via.. Però tipo per coprire l'anguria la uso per forza.. e allora la lavo! Già, proprio così, la butto nell'acqua saponata dei piatti, la sciacquo e la stendo sullo scolapiatti.. certo non ha durata eterna, ma almeno riesco a riutilizzarla per un po' di volte. E per coprire le terrine ho trovato delle specie di gommine in silicone trasparente, robuste e riutizzabili :)
- sacchetti per la verdura del supermercato: premetto che ho letto questa idea su qualche blog (ora non mi ricordo bene quale, sorry) e non è una mia idea.. riutilizzo anche anche quelli: quando torno da fare la spesa li svuoto, li metto ad asciugare e me li porto dietro alla spesa seguente (li porto dentro le sporte di stoffa che uso per il resto), così li ri-riempio e ci appiccico sopra la nuova etichetta.. anche qui l'uso non è infinito, ma comunque è già un bello spreco in meno! :)
Spero di avervi dato qualche buon suggerimento!
Ora vado a boccheggiare altrove ;)
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giovedì 22 aprile 2010
Earth Day project: la riciclispugna
All'ultimo arrivo anch'io: per la Giornata mondiale della Terra ho voluto fare un esperimento e fare.. una spugna!
Sono stufa delle spugnette per i piatti che durano due mesi e poi vanno a finire nell'indifferenziato (le prendo in cellulosa, ma il discorso non è poi così diverso), per cui da un po' di giorni stavo meditando su come fare una spugna che duri nel tempo. Allora ho pensato ad un materiale non troppo morbido e il pensiero è andato ai maglioni infeltriti a cui devo trovare nuova vita (e non mi mancano, visto che per l'allergia devo lavare tutto a 60°).. però non era abbastanza ruvido per sostituire la parte verde "grattarola", ma poi ho recuperato del tulle piuttosto grezzo, rimasuglio di chissà quale bomboniera.
Così, ho tagliato una manica dal maglione, piegato, assemblato..
Ho sfruttato il "fattore manica" per avere la possibilità di usare la spugna anche infilandoci la mano.
E alla fin della serata ecco il risultato :)
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martedì 20 aprile 2010
autoproduzione detersivo per piatti
Questa sera mi sono lanciata: ho finalmente provato a fare il detersivo per piatti!
La ricetta l'ho trovata su "blogeko.it"(su segnalazione di Erbaviola -grazie! :)- la ricetta originariamente è tratta dal libro "Detersivi Bioallegri" http://biodetersivi.altervista.org/homepage.htm), ma ho dimezzato le dosi perché non avevo abbastanza limoni :)
Ora la riporto nelle dosi che ho utilizzato:
Ingredienti: un limone e mezzo (meglio se bio), 200 ml di acqua, 100 grammi di sale e 50 ml di aceto bianco.
- tagliare a rondelle o a pezzetti i limoni, privandoli dei semi
- frullarli compresi di scorza
- mettere il composto in una pentola con l'acqua, il sale e l'aceto
- portare ad ebollizione mescolando
- far bollire per 10 minuti
- frullare nuovamente il composto per renderlo omogeneo
Per la conservazione si può mettere in un barattolo di vetro (io ne ho usati due di quelli piccolini per le marmellate).
Ho lavato le stoviglie che ho usato (ovviamente con sola acqua, il detersivo era nella pentola!) e sono venute lucidissime!! :)))
giovedì 1 aprile 2010
a proposito di spesa e di downshifting
E' un po' di tempo che mi rigirano pensieri su questo tema: ho visto molti post in giro per i blog su come fare downshifting con la spesa, ovvero su come spendere meno.
Fin qui nulla di strano, ma c'é qualcosa che non mi torna. Leggo liste di prodotti da comprare dove costano meno e qualche accenno all'acquisto di "materie prime" in luogo di prodotti già pronti. Ma manca qualcosa.
Ora, forse sono io che non ho capito un granché, ma mi era parso che il downshifting avesse a che fare con la sostenibilità. E "sostenibilità" non significa solo accessibilità economica per chi compra. Sinceramente mi ha piuttosto stupito non trovare mai -dico mai- un accenno all'eticità dei prodotti in questione, l'importante è che costino poco. Io non credo che la sostenibilità -o il downshifting- sia un mezzo per trasformarci in tanti Paperon de' Paperoni, per cui la spesa di un cent in più diventa una disgrazia, credo che invece ci siamo perci un concetto un po' più importante per strada.
Il downshifting è nato per ridare qualità alle nostre vite e, a parer mio, se questo concetto di qualità non viene seguito nell'acquisto di alimenti o detersivi, la cosa perde abbastanza di senso.
Certo, supermercati e discount sono pieni di prodotti a basso costo.. ma a che prezzo?
Credo che sia molto importante iniziare a valutare il prezzo di ciò che compriamo, ma non solo in termini di mero costo in denaro, bensì di impatto ambientale, sociale ed etico. Che senso a che io tenti di migliorare la mia vita se poi mi imbottisco di prodotti pieni di schifezze e veleni e alimento e finanzio aziende che vivono sulla distruzione umana, animale ed ambientale??
Ormai noi facciamo la spesa in negozi di prodotti biologici, anche perché ora che sono incinta, voglio essere abbastanza sicura di cosa do' da mangiare al mio panzerotto. Questo è ovviamente causa di discussione con mio marito, che afferma che molti prodotti siano cari (e spesso ha ragione), ma vi assicuro che il budget di spesa non è variato molto da prima, semplicemente perché abbiamo cambiato modo di acquistare, perché non compriamo più i miliardi di schifezze che in un supermercato sono il 90% della merce esposta (prodotti in scatola, pronti, patatine, snacks vari, merendine.. e chi più ne ha più ne metta). Sicuramente il fatto di essere vegetariana aiuta parecchio (ecco una vera scelta downshifter e sostenibile), ma il 70% della nostra spesa è fondamentamente costituita da verdura e frutta (che, tra l'altro, acquistata direttamente nelle cascine bio del nostro territorio è molto più conveniente), per il resto sono poche cose: farina (di farro!), un poco di latticini, uova, poca pasta e poco più. E con ciò ho la sicurezza di non ingerire cose potenzialmente dannose per noi e per il nostro panzerottino, che non abbiano sfruttato persone o animali (ricordo che il latte normalmente venduto arriva da allevamenti tradizionali, per cui pieno di pus e antibiotici, per cui se non volete farlo per le mucche, fatelo almeno per voi) all'interno del ciclo lavorativo e che abbiano rispettato il territorio. E questo discorso secondo me vale tanto di più per chi ha figli.
Le poche volte che andiamo in un supermercato, poi, facciamo attenzione a non comprare prodotti di multinazionali che hanno capi d'accusa e incriminazioni di ogni sorta (per questo molto utile la guida al consumo critico) - e sono la maggior parte dei prodotti che vende un supermercato.
Un discorso a parte, poi, meriterebbe il capitolo "detersivi e detergenti": oltre al tutto il discorso sull'eticità (sfruttamento, sperimentazione animale..), sappiamo quello che c'è dentro i prodotti che usiamo? Quanto inquinano noi e l'ambiente? Quanto sono tossici?
Io acquisto solo detersivi ecologici, e non ho mai speso così poco. Il detersivo per la lavatrice mi dura minimo minimo sei mesi. Anche quello per i piatti (ma ora proverò a farlo!). Basta agire sulle dosi. E per il resto, bastano acqua, aceto o bicarbonato. Voilà. Per quanto possa essere caro un detersivo ecologico, non spenderò mai in un anno quello che spende una casalinga media in due mesi.
E lo stesso discorso vale per i prodotti per l'igiene.. (ma questo un'altra volta, che sono già stata sufficientemente prolissa!)
Certo, questo discorso è impegnativo, mi rendo conto, e non si potrà mai essere perfetti, ma se non si inizia a fare le cose seriamente, che cambio di stile di vita è???
martedì 1 dicembre 2009
..al posto della carta da forno..
In effetti la carta da forno mi ha sempre messo in crisi.. così comoda, le cose si staccano bene.. ma quanta immondizia non riciclabile!!
E guardate qui cos'ho scoperto: un tappetino di silicone (come quello utilizzato per le teglie di ultima generazione) proprio adatto allo scopo!!
Vado subito a cercarlo!!!
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