domenica 22 maggio 2011

nove mesi

In questo mese hai avuto una crescita fulminea: hai preso sicurezza nel gattonare e ora non ti ferma più nessuna barriera architettonica, ti alzi in piedi e inizi a bordeggiare, sono spuntati quattro denti e due sono lì pronti per uscire..
La sensazione del tempo che vola veloce è qualcosa di spesso e tangibile; ti guardo e per me ora in qualche modo sei "un bimbo grande". In realtà hai nove mesi, che a dirli sembrano così pochi e poco ti si vestono addosso.
E ogni tanto mi fermo a chiedermi a come sarai "da grande", sempre con un poco di timore nel pensarci in maniera scontata, e regolarmente finisce che m'incanto a guardarti e la meraviglia che sei mi ributta con forza nel pieno presente.
Buon compimese tesoro nostro, dalla tua mamma già un pochino meno nido e un po' più appoggio..



mercoledì 18 maggio 2011

di alimentazione complementare

Il tartarugo continua ad essere allattato a richiesta, nel frattempo però abbiamo da un pezzo passato il momento dell'introduzione dei cibi diversi dal latte di mamma.
Abbiamo scelto fin da subito di optare per l'autosvezzamento perché ci è sempre sembrato il metodo migliore secondo alcune considerazioni:
- il fatto che si aspetti l'eruzione dei denti per dare qualche pezzo non ha senso, perché sono i molari a servire per la masticazione, e quelli arrivano sempre dopo l'introduzione dei pezzi da svezzamento tradizionale: i bimbi masticano con le gengive
- il pappone mi ha sempre fatto tristezza per essere quell'accozzaglia di sapori indefiniti, invece ci piaceva l'idea di fargli prendere confidenza col cibo in tutte le sue caratteristiche peculiari: forma, consistenza, gusto, odore...
- comodità di gestione e controllo diretto sulla qualità del cibo
- utilizzo di verdure di stagione (che senso ha proporre il brodo con la zucchina a gennaio?? quante schifezze avrà dentro quella zucchina??)
- evitare di impazzire a pesare tutto (che poi magari i bimbi un giorno hanno famissima e un altro non mangiano un tubo.. questa cosa delle quantità a me fa solo venire l'ansia)

Abbiamo posto però alcune limitazioni: alimentazione vegana (ad esclusione di un paio di volte in cui ha assaggiato l'uovo e la mozzarella nel periodo finestra 6-8 mesi), senza zuccheri raffinati (non ha mangiato nemmeno ancora un biscotto), rigorosamente biologica o biodinamica.
La scelta sul mantenere un'alimentazione latto(umano)-vegana è stata presa seguendo lo schema Proietti (consigliato per tutti i bimbi nei primi tre anni di crescita, al di là delle proprie scelte culinarie) da un lato e per questioni etiche dall'altro: vorrei che se vorrà mangiare cadaveri sia cosciente del fatto che sono animali uccisi, ora non potrebbe avere nessuna consapevolezza di questo; rispetto ai latticini invece è più forte la componente salutistica al momento.
Queste limitazioni portano ovviamente a complicare un poco la questione alimentare, perché tendenzialmente dobbiamo portarci dietro qualcosa di sano da fargli mangiare.

La condizione fondamentale per fare autosvezzamento è che in casa si mangi in maniera sana e bilanciata, altrimenti ovviamente i bimbi possono incorrere i carenze alimentari (e intossicazioni di eccipienti alimentari nocivi) anche gravi.

Abbiamo iniziato a dare degli assaggi al tarta molto presto (circa 5 mesi), perché lo desiderava. All'inizio (per più di un mese) è stata solo scoperta sensoriale, poi piano ha iniziato a mordere (senza denti, e ci riusciva benissimo!) e a masticare. Gli assaggi sono iniziati subito ad ogni pasto: ogni volta che noi mangiavamo lui aveva qualcosa sul tavolo.
L'allattamento a richiesta è stato ed è il cardine di tutto: il tarta è libero di mangiare cosa e quanto vuole, tanto nel caso compensa con il latte (veramente ansiolitico per me, soprattutto nei momenti di inappetenza dovuta a malesseri fisici).
Non nascondo che le prime volte che si staccava dei pezzi grossi ero un po' in panico, ma mi sforzavo di contenere la mia ansia e lui mi ha sempre insegnato che il cibo se lo gestiva benissimo da solo (al massimo faceva qualche colpo di tosse e lo sputava fuori, se aveva sbagliato misura).
Ora che il tarta non ha ancora nove mesi direi che mangia normalmente già da un bel pezzo, ed è talmente naturale che non mi sembra possibile che gli altri bimbi mangino diversamente!

Tendenzialmente i nostri pasti sono strutturati così:
- colazione: pane o gallette con crema di sesamo o di mandorle e un dito di tisana con la tazzina (nessun biberon è mai entrato in questa casa)
- pranzo e cena: due parti di cereali (a rotazione: cous cous, pasta, riso, miglio, amaranto..) e una di legumi + verdura di stagione (tendenzialmente pezzi abbastanza grandi in modo che possa facilmente prenderli in mano), olio evo, semi di sesamo e di lino tritati (per il calcio e gli omega3)
- merenda: come colazione + frutta a fettine
Questa è la routine, in cui si inseriscono a volte pizza (di farro fatta in casa, ovvio ^_^), tofu, gnocchi (di patate e lenticchie), falafel e quant'altro venga in mente, purchè bilanciato.
Rispetto al sale: noi ormai ne usiamo solo un po' nell'acqua della pasta (che facciamo in media una volta alla settimana) perciò il problema non si pone.



giovedì 5 maggio 2011

l'istinto materno

Ne sento sempre parlare, di istinto materno.
Io sono sempre un po' sul "chi va là" con l'istinto: è la stessa cosa che opera in noi reazioni che andrebbero invece mediate. Quella cosa che permette di difenderci, ma fa anche si che feriamo gli altri.
E non è che l'aggettivo "materno" lo renda più latore di giustizia, a parer mio. Fosse così semplice non esisterebbero bambini maltrattati e abusati in famiglia, e invece ne esistono molti. L'istinto materno è quello che ti aiuta a proteggere tuo figlio dall'esterno, per esempio. Ma io non sono così certa che difenda lo stesso figlio da te stessa. E magari si confonde con quell'istinto che ti porterebbe a tirargli uno sculaccione, per esempio.
Ci sono cose per cui è importante ascoltare il proprio istinto, ma in campo educativo io credo fortemente che esso vada mediato dalla conoscenza (che non coincide ovviamente per forza con lo studio libresco). Forse la mia esperienza professionale mi condiziona molto, ma sono convinta che non è perché una partorisce un figlio automaticamente diventa madre, e soprattutto automaticamente non diventa una buona educatrice, purtroppo. Certo, sarebbe bello fosse così, ma non lo è.
E al di là degli aspetti incredibilmente negativi della genitorialità che vivono alcune famiglie, anche quando si parla di atteggiamenti positivi non è tutto così semplice. Perché -ahimé- anche la buona fede fa parecchi danni in campo educativo.
Se già nella vita di tutti i giorni è necessario pensare a quello che si fa e alle sue conseguenze, in campo educativo questo deve avvenire a maggior ragione. Lo sforzo è notevole, lo so. Ma questo è.
Perché se si vuole educare bisogna conoscere chi abbiamo davanti, quali sono i suoi reali bisogni, dove vogliamo arrivare, come fare per arrivarci, e nel viaggio continuamente verificarci e sistemare la rotta.
Pensare e domandarsi, domandarsi e pensare. Questo è il lavoro educativo.

mercoledì 4 maggio 2011

dei vecchi tarli

Eccomi qui, dopo mesi di letture, dopo aver stravolto tutto il mio pensiero dittatorial-pedagogico, con un bimbo di otto mesi e mezzo meraviglioso: curioso, tenace, deciso. Eheh, lo aspettavo al varco.. "se prende dalla mamma.."
Iniziano i primi "no", che tento di ridurre veramente al minimo: non si toccano i cavi, non si leccano le suole delle scarpe.. tendenzialmente anche evitare di mangiarsi i batuffoli di polvere e la carta inchiostrata sarebbe meglio. "No" detti con pazienza, ripetuti con calma e fermezza, possibilmente abbinati al gesto, "no" che al momento non sortiscono molto effetto.
E il cambio, che è diventato un'impresa eroica, e a poco valgono canzoni e giochini, e allora spiego e rispiego che è impostante che stia fermo durante il cambio, altrimenti ci si innervosisce e basta. Ovviamente la spiegazione non incide per nulla, mi rendo conto che è un discorso difficile, ma continuo a pensare che noi adulti fino a che non parlano non possiamo veramente renderci conto di quanto capiscano, e allora tanto vale provarci.
E i vecchi tarli saltano fuori e mi ritrovo a pensare "non è che lo sto viziando?" "non è che ho sbagliato tutto e ho preso un granchio con questa cosa dell'educazione libertaria?". No, perché io lo so come si fa normalmente. Basterebbe alzare la voce, per esempio.
Ma.
Ho deciso di crescere mio figlio nel rispetto di com'è, della sua personalità, ho deciso di non crescere un soldatino, ma di costruire per lui un'educazione su misura, per sostenerlo nel suo essere sé stesso, pensante, con l'occhio puntato a chi sarà domani. E "domani" conterà di più che si sia adattato a stare fermo sul fasciatoio o sarà più importante aver avuto l'esempio di un genitore che non alza la voce e non usa la paura per ottenere ciò che vuole?
La scelta io l'ho fatta, ho deciso di percorrere la via più impegnativa e senza deleghe, e ora è necessario ripuntualizzarla, perché qui parte il viaggio, qui ci imbarchiamo veramente nell'avventura, ora il mio stare con lui a tempo pieno inizia ad assumere altri significati e iniziamo a costruire.
.. La paura di sbagliare a volte è tanta, ma la convinzione ancora di più: io queste cose me le sono sentite subito risuonare dentro -quando ho letto Kohn, Montessori, Gonzales..- e lo so che è la strada giusta. E checché ne dicano passanti, conoscenti, nonni e vecchiette (insomma, il grande carrozzone di consigli non richiesti) io ci credo.
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