mercoledì 27 novembre 2013

Il giorno dei miracoli

Certe giornate partono così, con un qualcosa di sospeso, di cui non ti rendi conto fino a che l'inatteso si verifica. E quando questo succede, la tentazione prima è quella di pensarla una giornata particolarmente sfigata, ma -al solito- se guardi da un'altra angolazione la prospettiva cambia e scopri di aver vissutouno dei momenti più densi e fecondi degli ultimi tempi.
Dopo pranzo: porta del balcone sbattuta, dita della Gura nella cerniera, dito medio sottile due mm appena tirato fuori. Pianti, panico, "Tarta chiama nonna!" " nonnaaaaa -nonnaaaaaa-nonnaaaaaaaaaaaaaaaaa!!", suona il citofono, citofono cade, dito sotto l'acqua, prendi il ghiaccio, suona il citofono, citofono cade, manda a quel paese il citofono, prendi l'arnica, sale nonna, farfuglia spiegazioni, "come va sarà rotto la porto al Regina Margherita? hai messo il ghiaccio non ne vuole sapere però ora si è tranquillizzata guarda che l'ha mosso", scrivi a papà, monitora, guarda come sta il Tarta, "guarda che ha preso il mio dito con quella mano", telefona a papà.. piangi. Non so come, davvero, ma non solo il dito è salvo, ma non si vede quasi nulla. La parte più dura è affrontare i "sarebbe potuto succedere", che cerco con poco garbo di scacciare dalla mia mente.
In mezzo a tutto questo, il Tarta scende sotto con nonna, la Gura si addormenta dopo poco e io decido che, almeno questa volta, non la sposterò a dormire altrove per poter fare qualcosa, ma me la terrò in braccio tutto il tempo, fino a che non si sveglierà. E intanto, per un poco, continuo un paio di letture on-line e trovo questo.
Ho passato il primo anno e mezzo del Tarta in maniera che ora ricordo come piena e idillìaca (no, non dormivo; sì, aveva le coliche; sì, ho avuto le ragadi.. ma col senno di poi sono piccolezze), poi è arrivata la seconda gravidanza, che ho vissuto piena di sensi di colpa per il non poter godermela come avrei voluto e per non riuscire a essere col Tarta come prima. Ero stanca e nervosa (anche se profondamente felice e sempre in comunicazione simbiotica con la Gura) e preoccupata per il mio nuovo ruolo da bis-mamma. Poi è nata la Gura, e io pian piano ho ripreso forze, ma la stanchezza e l'apatia si sono presto ripresentate alle mie porte. Con in aggiunta qualche problemino relazionale mio con l'esterno e la gestione dell'associazione sono arrivata a luglio in completo sbrocco, fuori come una campana, completamente esaurita. Lentamente mi sono un po' ripresa, fino ad arrivare alla versione di me quasi flylady mood e con la costituzione ufficiale dell'associazione. Il mio modo di fare in casa sempre pessimo: urla a manciate, nervosismo dilagante, tete-à-tete distruttivi col Tarta, il tutto condito da una dose abnorme -ovviamente- di sensi di colpa, per la distanza devastanza tra la realtà contingente e l'"avrei dovuto".
Ma torniamo ad oggi. Leggo il post di cui sopra e.. ecco. Ecco cosa avevo dimenticato. Lo sapevo eh, io lo dico sempre che i figli ti insegnano a vivere nell'attimo presente, ma mica mi ricordavo il perchè. E ora guardalo lì, scritto nero su bianco, il promemoria fondamentale, la chiave di volta della genitorialità: basta divertirsi!
Ed ecco che si è riaccesa la luce nella mia testa, eccomi in presenza, finalmente, pronta a godermi fino in fondo questo secondo anno della Gura e il quarto del Tarta.
Mi manca solo un modo per superare i sensi di colpa per quel che è stato finora.. ma troverò il modo.
E ora vado a godermi un po' di sonno nel nostro lettone coslipparo, con il cuore luminoso e caldo.

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